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Si fa presto a dire MEDITAZIONE

  • di Fausto Campanozzi
  • 7 nov 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Basta fare un giretto in rete per trovare una valanga di siti dedicati alla meditazione. Basta fare un giretto in una libreria per trovare una valanga di libri sulla meditazione. E basta fare un giro in città, per imbattersi in annunci e volantini che invitano a partecipare a corsi e sessioni di meditazione.

Insomma c’è di tutto in giro perché una persona che ne abbia voglia, curiosità o presunto bisogno, si avvicini rapidamente a questo mondo strano e affascinante.

La domanda che sorge spontanea però è: come fa una persona che non ha nessuna conoscenza in merito a capire se sta facendo la cosa giusta, se si incontra un insegnante o una guida giusti? E, in definitiva, cos’è questa meditazione che ti propinano ormai in tutte le salse?

Come per tutte le cose che vanno di moda e contemporaneamente si conoscono poco, si corre il rischio di cadere in mani sbagliate o non adeguate, e finire con il partecipare ad attività che niente hanno a che vedere con la meditazione, con il rischio di spendere denaro inutilmente e restare immancabilmente delusi.

Per prima cosa bisogna capire che cosa NON è la meditazione.

La meditazione non è qualcosa di magico, non è estasi, non è necessariamente un alterato stato di coscienza, e non è, infine, qualcosa che ha a che vedere con la religione, i santoni, i guru e via dicendo. La cosa è molto ma molto più semplice.

La meditazione è un insieme di tecniche (di origine orientale ma anche occidentale) che consentono di ottenere un parziale o totale controllo della propria mente, e , di conseguenza, delle proprie emozioni e stati d’animo. Il che significa imparare semplicemente ad essere presenti a se stessi, nel luogo presente e nel momento presente, facendo in modo che la mente non segua, come è solita fare, un suo flusso naturale e ininterrotto di pensieri, che, spesso, riguardano l’altrove, il passato e il futuro. In definitiva, la meditazione ci porta e ci fa semplicemente stare nel “qui ed ora”.

Ci sono una infinità di articoli e saggi scientifici secondo i quali la meditazione è benefica non soltanto per la mente, ma anche per il corpo e la sua fisiologia. È risaputo, infatti, che queste tecniche hanno effetti positivi sui valori della pressione arteriosa, sulla frequenza cardiaca, ma anche sui meccanismi di equilibrio di alcune ghiandole endocrine, sul sistema digerente, sul sistema nervoso centrale e altro ancora. Si tratta di affermazioni rivenienti da misurazioni effettuate su campioni di persone non meditanti e gruppi di persone dopo un periodo più o meno prolungato di pratiche meditative di vario tipo.

Negli Stati Uniti si incoraggia la pratica meditativa anche sul posto di lavoro, nei tempi di pausa, e le compagnie assicurative promettono sconti sulle polizze vita a favore di coloro che meditano regolarmente, poiché si suppone che la salute di questa gente possa migliorare sensibilmente, riducendo in particolare il tasso di rischio di malattie cardiovascolari.

Ma allora, perché la meditazione non diventa una pratica consigliata anche dai medici, o addirittura incoraggiata già dai tempi della scuola? Cosa impedisce ancora che diventi una sana abitudine, e non rimanga solo relegata ad una nicchia di amatori, studiosi o appassionati di filosofia e discipline orientali? E perché, ancora oggi, quando si sente che una persona medita regolarmente, nell’immaginario collettivo costui diventa una persona un pochino stramba o, nella migliore delle ipotesi, “alternativa”?

Imparare le tecniche meditative di base non è affatto complicato. Più complicato, semmai, è abituare la mente alla meditazione.

Il cervello è lo strumento che la mente (intesa come coscienza) utilizza per pensare. I neuroni cerebrali emettono impulsi elettrici (che trasmettono per mezzo delle sinapsi) a certe frequenze, il cui valore è strettamente collegato allo stato di coscienza. Tali frequenze sono obiettivamente misurabili e rappresentabili per mezzo di un’onda continua (elettroencefalogramma), e possono misurarsi in Hertz (HZ, cicli al secondo), che, come è noto, è l’unità di misura per le grandezze cicliche.

La classificazione delle frequenze di attività elettrica neuronale è la seguente:

Frequenze BASSE

Onde Delta

(frequenza da 0.1 a 3.9 Hz). Si incontra principalmente durante il sonno profondo; alti livelli di onde Delta durante la veglia possono indicare presenza di neuropatologie.

Onde Theta

(frequenza da 4 a 7.9 Hz). Normalmente presenti prima del sonno o del risveglio, sono importanti per il consolidarsi della memoria. sono presenti nell'immaginazione visiva e creativa. Caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno REM

Frequenze MEDIE

Onde Alfa

(frequenza da 8 a 13.9 Hz). Tranquillità mentale, attenzione rilassata, attorno ai 10 HZ negli adulti. Sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l'addormentamento, nonché della meditazione profonda (visualizzazione, meditazione analitica e trascendentale).

Onde SMR/LoBeta

(frequenze da 14 a 14.9 HZ). Tranquillità fisica, sensibilità al corpo, tono muscolare generalmente basso. Tipico della meditazione leggera (Vipasana, concentrazione).

Frequenze ALTE

Onde Beta

(dai 15 ai 19.9 Hz). Elaborazione cognitiva attenta ai dettagli, uso del linguaggio, pensieri logici razionali.

Onde Beta2

(dai 20 ai 22.9 Hz). Alto coinvolgimento nelle attività cerebrali, attività di calcoli, di analisi, soggetto curioso, molto attento.

Onde Hibeta

(dai 23 ai 29.9 Hz). Ipervigilanza, ansia, spesso collegato a ptsd (disturbo da stress post traumatico).

Onde Gamma

(dai 30 ai 42Hz). E’ una frequenza presente in tutto il cervello che integra il lavoro di molte aree cerebrali. Caratterizzano gli stati di particolare tensione.

Scopo della meditazione, quindi, è ridurre progressivamente la frequenza delle onde cerebrali fino a portarla a livelli di onde Alfa o di onde LoBeta, a seconda del tipo di tecnica utilizzata.

Queste tecniche derivano da diverse e numerose tradizioni (religiose e non), e sono state sviluppate e raffinate nel corso dei secoli. Vanno dalla meditazione stabilizzante, ai vari tipi di concentrazione, alle visualizzazioni (colori, Chakra, ambientazioni…), alle meditazioni analitiche, trascendentali, metafisiche.

L’esame delle varie tecniche, unitamente a consigli su come applicarle al meglio, sarà oggetto di un prossimo articolo.

© Dr. Fausto Campanozzi – Naturopata e terapista ayurvedico

Vietata la riproduzione, anche parziale, di questo articolo


 
 
 

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